Riassunto tratto dal libro "Architettura e modernità" del prof. Antonino Saggio:
Parte ottava
La rivoluzione
informatica dell’architettura. Dopo il 2001
Da Ground Zero a oggi
Espressioni digitali
11 settembre
2001. Il mondo cambia. Quanto si è compreso la magnitudo del cambiamento? A
questa domanda la cultura anti-ideologica contemporanea evita risposte certe,
ma formula domande più sensate:
-come usare
gli strumenti che abbiamo creato?
-che direzione
dare alle nostre impressionanti potenze?
Nella storia
dell’architettura, lo strumento (inteso anche come strumento intellettuale) è
sempre stato elemento fondamentale di rapporto con la materia di costruzione. Nel
corso della storia diventa un’occasione di interrogazione profonda tanto che a
ogni strumento associamo un periodo in architettura: la prospettiva
all’Umanesimo, le proiezioni alla produzione industriale, l’astrazione e la formalizzazione
all’architettura funzionalista, l’Information Technology al mondo
contemporaneo. L’Information Technology è inteso come lo strumento in cui si
materializza lo spirito dell’ “anti-utensile”. La parola “rivoluzione” nel
titolo vuole andare a enfatizzare quanto la presenza dell’informatica nel campo
dell’architettura è di impatto epocale, tanto da aprire una lunga fase di
interrogazione sulle profonde mutazioni che questo diverso paradigma sta
comportando. Contemporaneamente l’informatica assume un ruolo risolutivo quando
si inserisce dentro vere situazioni di crisi e si disincaglia dall’effimero.
C’è quasi un’analogia tra l’informatica e lo sforzo della modernità verso la
trasformazione della crisi in valore. Il motore di ricerca (più conosciuto) oggi
ha tutte le risposte del mondo, google rappresenta uno spazio organizzato in
informazione, che mai potrà essere tempo. L’architettura ha le potenzialità di
fare del tempo spazio e dello spazio tempo. Sondare le crisi che l’architettura contemporanea può
affrontare, è la sfida necessaria della modernità, resa possibile dallo
strumento catalizzante del nostro tempo, ovvero quello informatico.
La prima tematica che si vuole
affrontare è quella dell’evoluzione del paesaggio, che da sempre ha
caratterizzato un’importante oggetto di ricerca. In tal senso, la ricerca volge
principalmente ad assorbire dentro i processi creativi architettonici una serie
di elementi caratteristici la formazione di ambienti naturali.
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Foreign Office architects, International
Port Terminal, Yokohama 1995-2002: lo strumento di controllo del progetto è
interamente digitale
Zaha Hadid, BMW edificio centrale, Lipsia
2003-2005: I nastri trasportatori sono divenuti fasci di un nuovo rapporto tra
pubblico, impiegati e operai
Il paesaggio che cercano di creare i nuovi architetti “cresciuti con il computer” nasce attraverso le interconnessioni dinamiche, le mutazioni, le geometrie topologiche o parametriche tipiche del paesaggio elettronico. Cambia la nozione di paesaggio che ora diventa complesso e informatico perché legato a nuove tecniche di ricerca e a nuovi metodi che non sono più schizzi o immagini metaforiche, ma diventano modellini digitali a cui dare forma attraverso un’equazione matematica che può arrivare a simulare meccanismi genetici di diversi fenomeni.
United Architects,Proposta per la
ricostruzione del World Trade Center, New York 2003: Le forme ad albero dei
grattacieli sono affrontate con una serie di tecniche informatiche che sono
espresse in algoritmi manipolabili.
Tutte le informazioni che ci bombardano nella
quotidianità ci vengono prettamente trasmesse attraverso uno schermo, la
digitalizzazione si esprime così nel nostro quotidiano. Lo schermo non è solamente una superficie
bidimensionale: è dotato di profondità, che nell’ambito della ricerca
architettonica è intesa come illusionistica o interattiva o informatica.
Il grande fusto si presenta pixellato, il mondo della digitalizzazione
non è però solo nella superficie: i pannelli frangisole si possono muovere
attraverso sensori termici per ottimizzare le schermature e la notte i led
luminosi garantiscono l’illuminazione
Kim Jeongcheol, Bu Daejin & Aron Tant, OMA Concept Consultant,
Grattacielo compagnia SK, Seoul 2000-04
L’interesse verso un’epressione della digitalizzazione, in
questo caso si esplica in una vera e propria implementazione elettronica.
L’edificio diventa un sistema sensibile capace di riconoscere imput/output e
reagire di conseguenza fornendo anche informazioni (da dati meteorologici a
dati utili per le persone).
Processi e
diagrammi
Una delle tecniche progettuali più
famose utilizzate da numerosi architetti, tra cui il più noto è Peter Eisenman,
è quella della piega. L’arte del piegare conforma le parti di un edificio e le
articolazioni del paesaggio. La parola chiave diventa “diagramma”. Il diagramma
prefigura una serie di relazioni tra le parti che sono di natura “topologica”
e/o “parametrica”, si tratta di concetti di derivazione matematica che nella
nuova epoca informatica diventano di grande rilievo. Tornando allo sviluppo
architettonico queste relazioni diventano la matrice del progetto, una sorta di
codice DNA generatore e regolatore del progetto stesso. Secondo il matematico
Micheal Leyton l’opera architettonica non è solo forma derivata dal processo
del diagramma in cui interagiscono diverse componenti che la portano a uno
sviluppo finale, ma diventa un “condensatore di memoria”, cioè un catalizzatore
di azioni e eventi che la portano alla forma finale (shape as Memory).
L’arrivo del diagramma anticipa quello
della ” modellazione “. L’ informatica è
caratterizzata non solo dalla manipolazione del singolo bit informativo, ma
anche dalla possibilità di variare raggruppamenti significativi di
informazione, in una logica sistematica e interconnessa.
Frank O.
Gehry (Gehry Technologies Jim GlYmph) Experience Music Project, Seattle
1999-2002
L’architetto concepisce rapidi schizzi, ne
fa un modello plastico che poi va a digitalizzare per verificarlo e
modificarlo.
Il modello digitale permette di fare numerosi studi sul progetto e di realizzare automaticamente piante e sezione. Il modello digitale si discosta così da quello tradizionale perché risulta un insieme vivo e reagente per studiare, verificare, simulare e costruire. La concezione del fare architettura subisce quindi un cambiamento dal processo modernista che si muoveva da un processo strutturale verso ‘esterno, questo processo ora risulta invertito, Gehry lo definisce “skin in” . Il sistema prima risultava sommatorio e meccanico, oggi la modellazione diventa relazionale perché l’architettura dell’informazione tende a somigliare a un computer diventando dinamica, interconnessa, mutabile e interattiva.
Un altro campo di ricerca nel quale si
assiste all’arrivo dell’era digitale è quello dell’infrastruttura. La natura
mista di queste costruzioni si sposa bene con almeno tre o quattro livelli
della ricerca contemporanea, tra cui la loro natura mista, il loro rapporto con
il suolo e le loro modifiche progressive lungo lo sviluppo longitudinale. Oggi
a differenza dell’approccio modernista le infrastrutture vivono per intero la dimensione paesaggistica
dell’architettura contemporanea.
FLUIDITA’ E NUOVE CONNESSIONI
Uno dei grandi cambiamenti che si
impongono in questi anni è quello della comprensione dello spazio. Non esiste
più uno spazio fatto di oggetti e architettura, bensì si parla di relazioni che
deformano e creano insieme spazio e oggetto che non sono più dissociabile come
contenitore e contenuto, ma si plasmano e si intrecciano l’uno sull’altro.
Marcos Novak, Invisible Space, Biennale,
Venezia 2000
Lo spazio non esiste ma entra in interazione
con lo spettatore, è il visitatore crea le forme tridimensionali.
Gli architetti cominciano a pensare non più di
plasmare una cosa che “è”, ma di poter creare essi stessi il tempo e lo spazio.
L’informazione è la materia prima dell’architettura in
questa fase storica e lo spazio diventa
informazione, questo è garantito dal processo di interattività. Il motivo per
cui questo concetto diventa un concetto chiave lo riscontriamo da un punto di
vista storico nel senso di “catalizzatore” ,dal punto della teoria della
comunicazione parliamo di “ipertesto” ,da un punto di vista della logica
informatica parliamo di “modello” e infine abbiamo il “tempo”.
L’informazione è strutturata e
attraverso l’elettronica in modelli che hanno forma continuamente modificabile
e riplasmabile.
Toyo Ito ( 伊 東 豊 雄Itō Toyoo , nato il 1 ° giugno 1941) è un architetto giapponese noto per la creazione di un'architettura concettuale, in cui cerca di esprimere simultaneamente il mondo fisico e
quello virtuale . È un
esponente di punta dell'architettura che affronta la nozione contemporanea di
una città "simulata" ed è stato definito "uno degli architetti
più innovativi e influenti del mondo"
Da: https://en.wikipedia.org/wiki/Toyo_Ito
Una delle
figure rappresentative delle conquiste e della rivoluzione informatica.
Toyo Ito, Mediateca, Sendai 1997-2001
Ito accoppia l’interesse per i media elettronici e per tutto il mondo nuovo dell’informazioni
il suo senso profondo di sentire gli elementi della natura. L’acqua è uno dei
richiami più sentiti nelle sue architetture, in questo caso i grandi alberi
strutturali si immergono in una superficie trasparente e sembrano muoversi ai
flussi delle informazioni.
Eusta sua architettua si differenza per l’atra presa in esame
perché viene elaborato un nuovo strumento: la griglia emergente. L’intuizione
geniale dell’opera è quella di elaborare un concetto nuovo tra spazi serviti e
spazi serventi che in questo progetto sono gli spazi sonori, appartenenti al
programma musicale, e nell’altro fli spazi multifunzionali. Ito dispone su una
griglia gli spazi sonori (denominandoli A)
e gli spazi multifunzionali (denominandoli B). L’architettura lavora
prima su un’organizzazione regolare di questi spazi e poi comincia a deformare
il sistema. Una deformazione che risulta globale e in questa fase che lo spazio
diventa fluido. L’esito è quello di una goccia d’acqua che scava lo spazio, ma
lo spazio formativo ha una sua logica processuale. Il rapporto tra spazio
sonoro e spazio multifunzionale muta, il suono come fluido attraversa l’intera
fabbrica, concavità e convessità racchiudono l’intorno dentro il progetto e
allo stesso tempo propagano il suono verso l’esterno. Ito intesse queste ricerche con temi filosofici, scientifici e
ingegneristici, abolendo la distinzione strutturale degli elementi, deformando
e storpiando anche gli elementi relazionati con un certo immaginario
collettivo.
L’edificio è quindi un elemento di
mediazione che attraverso la sua intelligenza decide quale input adoperare per
trasformarlo in output.
L’architettura rappresenta la possibilità di un
rapporto tra coscienza ambientale e sviluppo evocativo, che richiama un sentire
vicino alla modalità simbolica dell’arte.
Il futuro delle aree metropolitane si
gioca soprattutto sui rapporti che l’architettura e l’urbanistica intrattengono
con la scienza. Queste discipline devono infatti convergere in un’autentica
ecologia dello spazio, non possono coesistere singolarmente, ma devono
interagire sinergicamente per contribuire ad un corretto sviluppo della
società. Un aspetto infatti determinante della crisi economica del primo
decennio degli anni Duemila è chiaro: è la distanza tra il mondo reale e quello
virtuale.
La rivoluzione informatica va quindi a
segnare un architettura di existenz maximum che allarghi possibilità e
desideri, con strutture continue e avvolgenti con strutture che cercano di
veicolare anche messaggi e significati, un’architettura capace di narrare
storie aperte verso un’interattività come valore cruciale.
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