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SGUARDO CRITICO

Hai mai pensato che lo strappo di un manifesto potesse trasformarsi in arte?
L'arte di Mimmo Rotella spicca notevolmente in quanto egli ha saputo trasformare questo gesto in un'autentica opera d'arte.


“Strappare i manifesti dai muri è l’unica rivalsa, l’unica protesta contro una società che ha perduto gusto dei mutamenti e delle trasformazioni strabilianti. Io incollo i manifesti, poi li strappo: nascono forme nuove, imprevedibili. Ho abbandonato la pittura da cavalletto per questa protesta” dichiara Mimmo Rotella nel 1957, iniziando la sua "protesta" attraverso l'invenzione di una nuova tecnica artistica, il décollage.
Quando è nato il “décollage” – scriveva l’artista – "Io esponevo anche il retro del manifesto, per cui compariva anche il colore del muro scrostato. Mi piaceva la materia sottoposta alle intemperie, mi piaceva poterla prendere così com’era e mostrarla. Era il furto della realtà."



Il “semplice gesto di uno strappo ed una lacerazione” sul manifesto come se fosse uno squarcio nel sipario dal quale cominciare a sbirciare ci proietta in un mondo di curiosità.
Il non soffermarsi su come appare la realtà, in questo caso come viene mostrato un manifesto, ma cogliere qualcosa di nascosto che viene raccontato attraverso la rottura dello stesso, i cui strappi non riescono a nascondere frammenti di altre locandine, di altre vite.




Ma il significato di questo gesto artistico qual è?
Secondo Mimmo Rotella, “tutto ormai era stato detto”, e allo stesso tempo il suo obiettivo era dare dignità artistica ad un oggetto comune considerato di scarso valore e tolto dal suo contesto naturale. In contrapposizione alla già nota tecnica del collage lui si sofferma non sulla costruzione, ma sulla decostruzione dell'opera.  Quest'ultima potrebbe essere interpretata anche in senso metaforico, come "distruzione" della realtà e dei vecchi ideali per far fronte a nuove forme d'arte.


La parola chiave di quest'opera è: Décollage


La locandina originale di quest'opera è quella del famoso film Vacanze romane, film del 1953 diretto da William Wyler, interpretato da Gregory Peck e Audrey Hepburn. 





In quest’ opera, i volti dei protagonisti sono incorniciati da ritagli triangolari che catturano l’occhio dell’osservatore inducendolo a cogliere l’espressività dei due sguardi. Come se lo scopo di Rotella fosse quello di ridare umanità ai due attori, spogliati dalla loro personalità e sentimento, rivestiti di stereotipi funzionali all’identificazione del mondo del cinema.  L’artista nel décollage evoca squarci che danno l’impressione di convergere tutti verso i visi dei protagonisti. Gli strappi della locandina fanno sì che il pubblico si soffermi sul sorriso semplice e spontaneo della giovane Audrey Hepburn che riesce a far trasparire la sua graziosa ingenuità nel suo primo ruolo da protagonista e sullo sguardo maturo e sicuro di Gregory Peck.

Una visita alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
LUCIO FONTANA




Concetto spaziale. Attese, 1963


La parola chiave di quest’opera è: Taglio
L’opera Concetto spaziale. Attese presente nella Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, mostra cinque segni irregolari per inclinazione, su una base bianca. La descrizione così brutalmente fatta è legata al tipo di visione che l’opera riesce a suscitare, perché l’ottica con la quale ci poniamo ad osservare il quadro si vuole distaccare dal vissuto dell’artista stesso, per andare ad analizzare il concetto che si vuole trasmettere. Osserviamo quindi uno sfondo bianco statico interrotto dalla violenta dinamicità dei tagli che squarciano la tela aprendoci e mostrandoci una nuova dimensione. Nonostante questi strappi si leghino ad un certo dinamismo, risultano comunque essere vittime del tempo, sono legati ad un gesto spontaneo che lo rende unico ed irripetibile, come se fosse la configurazione di un attimo.
 Quest’opera è caratterizzata da molteplici dualismi inscindibili, di uno stesso tema:

1.      Cromatismo: contrasto tra il bianco dello sfondo, richiamando l’ordine, la tranquillità, la staticità, ed il nero degli squarci che ricordando l’oscurità, il “non conosciuto” ed il nulla che incuriosisce.

2.      Forma: contrasto tra la materia tangibile del foglio bianco e quella intangibile dello sfondo nero, oltre lo squarcio, il nero è quasi significativo di un qualcosa che non conosciamo.
3.      Movimento: contrasto tra la staticità della tela ed il dinamismo dei tagli.
4.      Dimensione: il colore del bianco ci proietta in una dimensione che conosciamo, di cui abbiamo fatto esperienza opponendosi alla dimensione creata dal colore nero, il caos che si caratterizza come sublime.
Come entriamo in questa nuova e sconosciuta dimensione? 



L'opera di Fontana attraverso il nostro punto di vista.
Un'altra dimensione oltre la parete

 MARCEL DUCHAMP
Ruota di bicicletta, 1913  
La parola chiave di quest’opera è: Contrapposizione
L’opera di Duchamp colpisce per la manipolazione fatta a due semplici oggetti di uso comune: una ruota di bicicletta ed uno sgabello, il primo elemento posto sul secondo. Nasce quindi un’antitesi tra quello che rappresenta il simbolo della dinamicità e del movimento, la ruota e lo sgabello, simbolo di immobilità e staticità. Questo è proprio quello che ha catturato la nostra attenzione, il paradosso tra questi due semplici oggetti. L’idea di come un elemento che simboleggia il movimento, viene fermato e fissato in un tempo indefinito. La parola chiave contrapposizione diventa quindi, emblematica sia per la posizione dei due oggetti sia per il loro significato. Un dettaglio interessante sta nel fatto che lo spettatore è parte integrante dell’opera stessa: egli la crea secondo un’idea arbitraria, senza limitarsi ad interpretarla. Infine, un altro dettaglio che ci ha colpito è dato proprio dall’idea stessa di arte per Duchamp che, anche se in maniera quasi ironica, ci insegna che l’arte può essere rappresentata anche da creazioni originali suscitando particolari sentimenti e non solamente da opere tecnicamente perfette.





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